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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), III, 27
 
originale
 
[27] Sic adfectus atque in solitudinem relegatus angulo stabuli concesseram. Dumque de insolentia collegarum meorum mecum cogito atque in alterum diem auxilio rosario Lucius denuo futurus equi perfidi vindictam meditor, respicio pilae mediae, quae stabuli trabes sustinebat, in ipso fere meditullio Eponae deae simulacrum residens aediculae, quod accurate corollis roseis equidem recentibus fuerat ornatum. Denique adgnito salutari praesidio pronus spei, quantum extensis prioribus pedibus adniti poteram, insurgo valide et cervice prolixa nimiumque porrectis labiis, quanto maxime nisu poteram, corollas adpetebam. Quod me pessima scilicet sorte conantem servulus meus, cui semper equi cura mandata fuerat, repente conspiciens indignatus exsurgit et: "Quo usque tandem" inquit "cantherium patiemur istum paulo ante cibariis iumentorum,nunc etiam simulacris deorum infestum? Quin iam ego istum sacrilegum debilem claudumque reddam"; et statim telum aliquod quaeritans temere fascem lignorum positum offendit, rimatusque frondosum fustem cunctis vastiorem non prius miserum me tundere desiit quam sonitu vehementi et largo strepitu percussis ianuis trepido etiam rumore viciniae conclamatis latronibus profugit territus.
 
traduzione
 
Trattato in questo modo e messo al bando mi ritirai in un cantuccio della stalla e mentre pensavo all'insolenza di quei miei colleghi e progettavo di vendicarmi di quel perfido cavallo non appena con l'aiuto delle rose sarei tornato Lucio, vidi appesa a met? del pilastro centrale che sosteneva le travi della stalla un'immagine della dea Epona incassata in una piccola nicchia e circondata da una ghirlandetta di rose fresche. Scorto l'aiuto provvidenziale mi torn? la speranza e tese in alto le zampe anteriori, mi detti da fare come potevo ad allungare il collo e a protendere le labbra, insomma a tentare con tutte le mie forze di afferrare quelle ghirlande. Ma per il colmo della disgrazia il mio servo al quale era stata affidata la cura del mio cavallo, vedendomi fare tutti quegli sforzi, mi salt? su infuriato: ?Ma fino a quando devo sopportare questo castrone? Un momento fa si stava fregando la biada delle altre bestie, ora se la prende anche con le immagini degli dei. Quasi quasi lo cionco, 'sto sacrilego!? e messosi alla ricerca di un'arma, gli venne sotto, per caso, una fascina dalla quale sfil? il ramo pi? robusto e pi? frondoso e cos?, povero me, gi? a darmele pi? che poteva. Smise quando s'udirono un grande strepito e colpi violenti alla porta e i vicini che gridavano: ?i briganti, i briganti?; allora, impaurito, se la diede a gambe.
 

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